Prof. Dario Del Bufalo
Specialista in scultura lapidea, marmi colorati, glittica, restauro e geoarcheologia
Dove lo metterei quel dito GdA Giugno 2021
Nel maggio 2018 è stato ritrovato nei depositi del Museo del Louvre di Parigi il dito indice della mano sinistra del Colosso in bronzo di Costantino il Grande, i frammenti principali del quale sono conservati nei Musei Capitolini di Roma fin dal 1471 e costituirono il nucleo di partenza che diede vita al primo museo moderno di antichità al mondo [foto 1].
Queste due falangi bronzee furono vendute nel 1858 dal papa-re Pio IX al Louvre con molte altre antichità in seguito al se- questro che lo Stato Pontificio fece al marchese Campana per una condanna (legittima?) per malversazione. Dunque, uno Stato che a breve scomparirà, e che non era ancora Italia pur essendolo, vende a un altro Stato estero beni archeologici senza verificarne l’importanza o la pertinenza a monumenti nazionali. Oggi grazie alla «generosità» di una direttrice e del presidente del Louvre, il ditone è stato concesso in comodato per cinque anni ai Musei Capitolini e si potrà ammirare, riunito alla mano, nell’Esedra del Marco Aurelio insieme agli altri grandi bronzi del museo comunale romano.
Il dito è assolutamente pertinente alla scultura, anche se si nota la differente patina delle due falangi parigine (rimasta quella originale di scavo) [foto 2] rispetto al resto della mano, soprattutto perché nel ventennio passato nei Musei Capitolini sono state operate molte nefaste puliture a cominciare con quella profondissima e disgraziatissima «spatinatura» della Lupa Capitolina, antica o medievale che sia (cfr. «Il valzer degli spatinatori», Bufale Archeologiche, n. 348, dic. ’14, p. 17). Nel delirio di puliture (spacciate per restauri di cui nessuna opera della raccolta aveva alcun bisogno) che la direzione di questo museo ha imposto negli ultimi decenni, si è proceduto con la pulitura esagerata di tutti gli altri bronzi capitolini e anche con l’assurdo sbiancamento di tutte le sculture in marmo esposte e in ultimo con le totali puliture a «panna montata» dei marmi Torlonia esposti ora nella Villa Caffarelli (cfr. «Ava come lava», Bufale Archeologiche, n. 412, nov. ’20, p. 32). A questo punto mi domando se abbia avuto senso accettare un comodato di cinque anni per un frammento che è indiscutibilmente parte di un antico monumento storico romano (dato che i grandi frammenti in bronzo del colosso di Costantino sono conosciuti e rappresentati fin dal Medioevo anche quando si trovavano al Laterano) piuttosto che chiederne la restituzione definitiva per completare un’opera artistica di questo valore, anche in cambio di futuri prestiti al museo francese. Mi chiedo: che cosa se ne fa il Louvre di due falangi in bronzo fuori contesto? Non erano neanche esposte: se si è direttori di museo e si ama l’arte, come non pensare di far tornare un frammento al posto giusto? Alla mano di Costantino manca ancora il dito medio. Vediamo a chi potremo dedicare in futuro queste simboliche falangi mediane quando salteranno fuori!
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